Giornata Mondiale del rifugiato: ricordiamo i profughi giuliano-dalmati

Fonte: https://www.anvgd.it/giornata-mondiale-del-rifugiato-ricordiamo-i-profughi-giuliano-dalmati/

di Lorenzo Salimbeni – Scrive oggi in un comunicato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: «Ogni anno, il 20 giugno, il mondo si unisce per celebrare la Giornata Mondiale dei Rifugiati, un promemoria commovente della resilienza e della forza di milioni di rifugiati in tutto il mondo. Istituita dalle Nazioni Unite nel 2001, questa giornata onora il coraggio, la determinazione e lo spirito indomabile di coloro che sono costretti a fuggire dalle proprie case a causa di conflitti, persecuzioni e violenze».

Resilienza, coraggio, determinazione: caratteristiche che i profughi giuliano-dalmati hanno dimostrato di possedere in abbondanza.

Costretti a fuggire dalle proprie case a causa di conflitti, persecuzioni e violenze: una storia che ha riguardato 350.000 istriani, fiumani e dalmati e troppo a lungo taciuta.

Abbandonare case e terreni in cui la propria famiglia ha vissuto generazione dopo generazione. Lasciare negozi, botteghe, uffici e posti di lavoro in cui tra sacrifici e sforzi ci si è adoperati per condurre un’esistenza dignitosa. Rinunciare ai propri luoghi di ritrovo, alle vie che fin da bambino si conoscono, alle abitudini della propria quotidianità, alla routine condivisa con amici e parenti. Separarsi dalle tombe dei propri famigliari e da congiunti che non se la sentono di affrontare un viaggio verso l’ignoto. Con l’aggravio di andarsene senza sapere che fine abbiano fatto persone care sparite nel nulla, sequestrate “per un accertamento” e mai più ritornate, oppresse dalla nascente dittatura comunista nella Jugoslavia di Tito, vittime di un progetto nazionalista camuffato dietro la bandiera rossa dell’internazionalismo proletario.

I profughi istriani, fiumani e dalmati hanno provato tutto questo sulla loro pelle. Così come hanno sperimentato le difficoltà della vita nei Centri Raccolta Profughi, la rassegnazione di vedere relazioni amicali e parentali spezzarsi nello smistamento in CRP diversi o di fronte alla scelta dell’emigrazione all’estero, l’umiliazione di episodi come il Treno della Vergogna, la diffidenza, fomentata da militanti indottrinati, che li ha accolti in certi ambiti.

Casi di suicidio, di depressione, di crollo nell’alcolismo o nella follia non sono mancati, ma molto più numerosi sono stati coloro i quali hanno lottato con onestà, umiltà e coraggio per iniziare una nuova vita. Non solo le eccellenze sportive, imprenditoriali e culturali che il mondo della diaspora ha donato all’Italia e al mondo, ma anche le tante piccole esistenze quotidiane ricostruite giorno dopo giorno e  le nuove famiglie che si sono formate, con la solidarietà di nuove relazioni che la rete dell’associazionismo degli esuli ha saputo creare. Sentire qualcun altro parlare il proprio dialetto, condividere ricordi di luoghi, persone ed aneddoti, cantare insieme le canzoni popolari tramandate dai propri padri, sostenersi a vicenda nel ricordo delle sofferenze, dei lutti e delle privazioni: prima che lo Stato avviasse l’edilizia popolare dei borghi giuliani è stata questa condivisione a mantenere coeso e fiducioso nel futuro il popolo dell’esodo.

Ricordando i rifugiati di oggi, non dimentichiamoci quel che hanno vissuto i rifugiati italiani del dopoguerra, i giuliano-dalmati che per essere liberi ed italiani hanno affrontato l’esilio in condizioni terribili.

didascalia: immagine sito Anvgd.it

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